Cose da dire...
Non è che ce ne siano molte, ma a volte non se ne può proprio fare a meno...
martedì 4 giugno 2013
La benficenza degli altri
martedì 26 marzo 2013
Snowballs
Ultimo post della serie Britannica.
Parlando di neve.
Ma tutto funziona regolarmente: gli aerei decollano e i treni viaggiano. Le auto hanno ruote invernali (molto invernali) e possono andare anche sul fondo ghiacciato.
Anche in Italia l'ultimo è stato un inverno ricco di neve.
A Genova la neve è caduta diverse volte nella stagione e ogni volta ha, come al solito, paralizzato la città.
La circolazione si paralizza, chi deve andare a lavorare rimane impantanato nel traffico e i mezzi pubblici sono totalmente inefficienti.
Le scuole non si sa se chiudono oppure no, e quando si decide spesso è troppo tardi è gli stessi docenti sono disorientati: dovranno recarsi a scuola lo stesso oppure no?
Nel privato poi ovviamente non esiste regola: chi può va e gli altri prendono ferie. Chiusa lì.
Comunque vada quando nevica già si sa: sarà un giorno di ordinaria follia!
In UK no, non funziona così. Chi pensa che tutto funzioni al meglio si sbaglia di grosso. Chi crede che al solito il nostro Bel Paese esca sconfitto nel confronto con l'Esterno resterà deluso.
In UK non FUNZIONA NIENTE per scelta.
Mi spiego: se per dopodomani è prevista una nevicata pazzesca, non ci si fa problemi: si chide tutto preventivamente con preavviso di 48 ore. Punto.
I lavoratori dipendenti possono starsene a casa, i treni sono soppressi a priori, le scuole sono chiuse ed interi tratti di autostrade sono interdetti al traffico. Solo gli aeroporti rappresentano un punto ambiguo perchè devono rimanere aperti eventualemente per i voli in arrivo, ma di fatto non si decolla.
No, non è una resa. E' una presa di coscienza.
Consapevoli del fatto di non essere in grado di affrontare le difficoltà generate dall'eccesso di neve, ci si ritira e si attende il passaggio della tempesta.
Una volta passata la tempesta tutto torna regolare, con la solita Britannica puntualità.
Ma intanto si aspetta...
martedì 5 marzo 2013
La palla è rotonda
Fare il ponte non è certo obbligatorio, si può anche percorrere la vecchia strada ma è molto più lunga e lenta.
Ovviamente questo vantaggio si paga a mezzo di un pedaggi odi 6,20 Pound (poi un giorno qualcuno mi spiegherà perché noi chiamiamo Sterline con la "S" una moneta che i locali chiamano Pound con la "P" e che si indica con la "£" come noi indicavamo la Lira con la "L").
I Gallesi però fanno notare che il pedaggio si paga solo per entrare in Galles, andarsene dal Galles è invece gratis. Ovviamente loro, che come tutti gli altri partecipanti al Regno Unito vedono gli accentratori Inglesi non di buon occhio, leggono in questo l'intenzione di rendere difficile l'ingresso in Galles da parte delle autorità che ne favorirebbero invece l'uscita.
La chiave di lettura potrebbe anche essere condivisa ma non può essere presa per certa.
Quello che invece è certo è che sull'autostrada, il cartello che indica l'ingresso in Galles recita: "Benvenuti in Galles, la patria del Rugby"
Nelle mie prime trasferte da quelle parti non sentivo parlare che di Rugby. Tutti i miei interlocutori avevano giocato a rugby (almeno da giovani) ed alcuni continuavano a farlo.
L'idolo per tutti era Shane Williams (cercare su Wikipedia per maggiori dettagli) e il suo incredibile record di mete segnate.
La nazione del rugby si manifestava nella sua intimità. I suoi cittadini ne erano l'espressione più esplicita e concreta.
La squadra locale era seguita anche nelle trasferte internazionali e i tabloid sportivi che mi capitava di intravedere tra le mani dei miei "colleghi" erano sempre e solo aperti alla pagina del rugby.
Certo anche il futball era seguito. Ognuno secondariamente aveva la sua squadra del cuore di calcio. Chi il Liverpool, chi l'Everton, chi il Manchester City ma la maggior parte il Man United.
Poi un paio di anni fa Nigel, ex giocatore e tifoso del Neath, chiaccherando di sport e scambiandoci le impressioni sulle rispettive squadre (la mia di calcio la sua di rugby) mi disse che nella zona c'era una squadra (di calcio) nella Championship, l'equivalente della nostra serie B, che stava andando abbastanza bene e che attirava un po' di gente allo stadio. Lo Swansea non si comportava male e Nigel, con un po' di rassegnazione, mi confessò che i giovano preferivano andare a vedere lo Swansea piuttosto che il Neath (che tra l'altro non stava nemmeno navigando in ottime acque nel campionato locale).
Il seme del male stava germogliando.
Ebbene a distanza di qualche anno il giovane germoglio è diventato un forte albero: lo Swansea è in Premiership e non se la cava male per nulla.
L'altra sera lo Swansea avrebbe giocato il replay game della FA Cup contro il blasonato Arsenal dopo un a quanto pare pirotecnico 2-2 casalingo la squadra Gallese si sarebbe giocata tutto nella trasferta all'Emirates Stadium contro i Gunners di Arsene Wenger.
Con buona pace del rugby e di Shane Williams nel labortorio non si parlava d'altro.
Tutti in attesa di vedere il match su ESPN (altro boicotagggio individuato nel fatto che l'iglesissima SKY avrebbe trasmesso le partite di Man Unt e Chelsea) e chi aveva il turno di notte si disperava sapendo di non poter vedere la partita.
Trovare un posto al Liberty Stadium (lo stadio di casa) per una partita di Premiership era impossibile e pagare 400£ per il season ticket di popolari sembra pure economico per la premiership inglese dove gli abbonamenti sono a prezzi altissimi.
La palla non è più ovale in Galles. La palla è diventata rotonda anche lì
E buonanotte al rugby!
P.S.: per la cronaca lo Swansea ha perso 1-0 e fine dell'avventura in FACup ma tutti contenti lo stesso per la bella prova.
giovedì 14 febbraio 2013
Morti e buoi dei paesi tuoi
Una delle prime lezioni che ho imparato dal libro "Come un romanzo" è che il lettore ha un diritto fondamentale ed inalienabile: quello di non leggere!
Ed è proprio per quello stesso motivo che, nonappena ne ho appreso il significato,ho abbandonato il libro di Pennac rifiutanfdo di leggerlo: era semplicemente noiso ed io, da lettore coscente di me, avevo acquisito la consapevolezza di avere il diritto di non leggerlo.
Bene, premessa terminata.
La prima riflessione la racconterò qua, l'altra in un successivo post. Anche perchè trattano argomenti molto diversi, antitetici e non sarebbe proprio il caso di mischiarli perchè, pur facendo profondamente parte della vita di ognuno di noi, la nostra etica non ci permette di accomunarli se non in momenti estremamente tragici che seppur violentemente evidenti, non riusciamo del tutto a comprendere ed accettare.
Il primo argomento riguarda infatti la morte, il secondo il calcio.
Nell'hotel che abitualmente frequento quando sono qui in Galles ci sono diverse sale dedicate a vari scopi (congressi, eventi, conventions etc...) non molto grandi a dire il vero ma abbastanza capienti da contennere diverse decine di persone.
Ogni tanto rientrendo dal lavoro mi è capitato di trovare l'affissione che indicava che al primo piano si stava svolgendo la mensile riunione dei WeightWatchers (l'equivalente degli alconisti anonimi, ma l'argomento di base è il cibo) oppure le prove del coro amatoriale, oppure ancora la riunione dei Lions oppure che il Club degli Scacchi era in sessione plenaria annuale.
Bene, stasera rientrando ho trovato lo stessso cartello che indicava agli interessati che nella hall al primo piano era in corso il funerale di John Davies, nome di fantasia ma plausibile poichè un terzo dei Gallesi fa Davies di cognome - con la "e" da non confondersi con il volgare "Davis" più diffuso nella confinante terra dei tre leoni.
Bene, un funerale come proprio non siamo abituati a concepirlo. Un funerale organizzato in un Hotel come si organizzerebbe la riunione dei Weight Watchers o del Coro o dei Lions o del Club degli scacchi.
Forse ha qualccosa a che vedere con il concetto celtico di morte, concetto che per'altro ingoro integralemte.
La macraba curiosità mi ha costretto a buttare un occhiata alla sala gremita di gente in abito scuro che ossequisamente e con estrema compostezza stava riemprendo i propri piattini con le cibarie varie provenienti da un abbondante buffet.
In quel preciso momnto dopo qualche secondo mi sono immaginato la stessa idenntica scena con un paio cambiamenti: sarebbe bastato far indossare vestiti un po' più colorati ai partecipanti e far alzare un po' il volume della musica che il tutto sarebbe tranquillamente potuto apparire come un matrimonio.
Ben lungi da me evidenziare eventuali analogie tra le due diverse celebrazioni. Poichè in tal caso il detto famoso "Il matrimonio è la tomba dell'amore" acquisterebbe un senso un po' più sinistro.
Pur essendo la visione anomala per i nostri canoni, in un certo senso sono stato in grado di accettarla immediatamente.
Complice forse anche la filmografia americana che ci ha abituato a vedere i ricevimenti funebri in cui gli ospiti sono accolti a casa del defunto con cibo abbondante e bevande varie.
Del resto chi non si è mai immaginto il proprio funerale, chi non ha mai pensato, potendo, di imporre che l'evento tragico e luttuoso della propria morte potesse in qualche modo, trasformarsi in qualcosa di ludico e divertente. Celebrativo, certo, ma non per forza triste.
"Se io muoio vorrei che i miei amici organizzassero una festa per 40 giorni e 40 notti" (bibblica citazione voluta) ho talvolta pensato. Ma avrei dovuto morire giovane, diversi anni fa, quando i miei amici avrebbero avuto il tempo di organizzare una cosa del genere,
E avrebbero anche avuto il tempo di viverla ed il fisico per reggerla.
Ora non sarebbe più possibile, chi il lavoro, chi i figli, chi la moglie, chi la partita (trait d'union necessario).
Nel tornare in camera dopo aver sbirciato (sempre con estremo rispetto) nella sala dei ricevimenti ho pensato che anche i commenti dei partecipanti sarebbero dovuti essere a tono con la situazione (da leggere con accento gallese, se siete capaci ad immaginarvelo):
"Sono stato al funerale di John"
"Ah, e com'è andata?"
"Bha, il cibo non era un gran chè e il gruppo musicale se n'è andato via prima della fine"
"Mmmm... meglio il funerale di Terry, vero?"
"Verissimo! Ma a dirla tutta per ora nessuno ha ancora eguagliato il funerale di Mark: le tartine al salmone erano supreme e la birra non è finita come al solito a metà pomeriggio..."
"E già... dal funerale di Mark bisogna prendere esempio! Io, al mio funerale vorrei le stesse tartine al salmone (ma compratele adesso che al tuo funerale non le puoi mangiare! n.d.a.) ma farei mettere anche almeno due fusti di birra scura."
"Bravo ottima idea...! Spero di esserci!"
"Non ti posso garantire che ci sarai, magari invece sarò io al tuo e allora vedremo se sarai al livello Mark!"
Chi vivrà vedrà e assaggierà!
mercoledì 31 ottobre 2012
Ho inventato lo SMARTFOOD
Ebbene si.
Oggi è stata una giornata creativa.
In realtà è da un po' di tempo che ci penso ma oggi è stato il giorno cruciale: ho inventato lo smart food!
Che cos'è? Facile! Cibo adatto ad essere mangiato mentre si usa uno smartphone.
Solo pezzi piccoli, che richiedo l'uso di una sola posata. Niente coltello ma anche niente dita (e qua ci differenziamo dal fingerfood) altrimenti sai che ditate sui nostri touchscreen...
Così mentre con una mano si mangia, con l'altra si può continuare a "tapparare" sul nostro device senza sosta.
Inoltre il cibo dev'essere disposto nel piatto in manera prevedibile. Cioè non mi devo distrarre dalla consultazione del terminale per vedere cosa devo prendere.
Il modo più semplice per ottenere lo scopo è preparare piatti con un solo cibo, così non ci si può sbagliare, si prende solo quello. Quando si ha finito, si cambia piatto.
Quindi al bando il "piatto unico"!
Via piatti con il contorno!
Inoltre limitare i piatti liquidi, zuppe e minestre. L'uso edl cucchiaio provoca un calo di attenzione dall'attività principale per cercare di mantenere l'equilibrio del liquido. Al limite si può usare una cannuccia!
Ah, che idea meravigliosa!
Questa idea geniale è rilasciata con licenza Cretive Commons.
Non so esattamente cosa voglia dire ma fa fico...
Adesso mi metto subito al lavoro per la SMARTPIZZA e per il FOODTABLET anche se la vedo dura!
venerdì 28 settembre 2012
L'avvocato dei giardinetti
Arrivati ai giardinetti, il cui accesso è protetto da un cancelletto chiuso con lo spago, mi accorgo che si respira un atmosfera un po' strana: molte mamme sono agitate ed alcuni bimbi piangono. Ok... è normale che i bambini piangano ma la percentuale in questo caso era parecchio al di sopra della media.
Mentre sto spiegando a Simone che non può andare a tutta velocità con la moto perchè ci sono anche dei bimbi piccoli, arriva di gran passo un mamma infervorata che, rivolgendosì ad un'altra lì vicino, esclama:
"Non è possibile!! Tutte le volte la stessa cosa! A me non interessa se quel bimbo va all'asilo... non può venire qua e fare quello che vuole!"
Si avvicina una terza mamma che dice:
"Scusate, ma qual'è la famiglia incriminata?"
E la prima:
"Sono quelli là.." indicando una madre con un bimbo in lacrime.
"Andiamo a parlargli!"
Il capannello di mamme si scioglie e chiedo ad una ragazza che ha con me osservato la scena con la faccia un po' stupita che cosa fosse successo.
"Quel bimbo - quello della famiglia incriminata - ha spinto un altro bimbo che è caduto"
Io: "Eh vabbè succede..."
"Eh no! - interviene la prima mamma rientrata in gruppo - l'altra volta quel bambino ha dato un morso ad un altro!"
"Capisco... mi spiace"
l'altra mamma dice:
" Sai va all'asilo..." con lo stesso tono con cui direbbe " Sai i suoi genitori sono in carcere e si drogano. Inoltre anche i nonni hanno dei precedenti e le zie sono prostitute. Poi la mamma quando viene qua parcheggia la macchina senza pagare il parcheggio! E di inverno non vanno nemmeno a fare la settimana bianca!"
Dopo poco, mentre per evitare ulteriore panico cercavo di spiegare a Simone che fare i frontali con la moto contro i passeggini non era la migliore cosa da fare quel pomeriggio, arriva a sirene spiegate un ambulanza.
I due militi, completamente bardati nelle loro divise da soccorritori, scendono dal veicolo con la borsa del primo soccorso e si fiondano di corsa nei giardinetti mentre una mamma gli fa individuare il bimbo "ferito" dall'aggressore con ampi gesti.
Il "ferito", che ne frattempo aveva smesso di piangere, alla vista di quei due tutti bardati di strisce rifrangenti e con i guanti sterili alle mani, scoppia di nuovo in lacrime terrorizzato.
Probabilmente la telefonata la 118 dei genitori avrebbe dovuto essere un po' più adeguata alla realtà dei fatti perchè risultava evidente che i due poveri soccorritori non sapessero cosa fare poichè il bimbo non aveva assolutamente nessuna ferita.
Mentre io e Simone assistiamo alla scena un po' stupiti, la ragazza di prima, il cui figlio nel frattempo stava provando la moto di Simone, esclama:
"Hanno chiamato anche i vigili!"
Seguendo il suo sguardo vedo camminare sul marciapiede due ausiliari del traffico e quindi cerco di tranqullizzare la ragazza:
"Guarda che sono quelli che controllano se hai pagato il parcheggio..." e lei modifica l'espressione da stupita a delusa. Forse si aspettava i Vigili della scientifica, i CSI di Pamattone tempestivamente intervenuti per recuperare le tracce organiche prima che qualche componente della famiglia incirminata avesse potuto abilmente cancellarle.
In quel momento arriva un'attempata signora tutta ingioiellata che indicando la moto di Simone grida:
"E quella dove l'avete presa?!".
La ragazza intimoratia dall'aggressività della vecchia, mi indica allargando le bracia come dire "io non c'entro!". Al che la signora mi squadra e ripete:
"Dove l'avete presa?"
Io rispondo:
"L'abbiamo comprata - per sottolineare che non era materiale proveniente da attività illecite - La vendono nei negozi della Chicco..."
Al che la vecchia lancia un acuto rivolgendosi ad un bambinetto ai sui piedi:
"Ahhhh.... Allora la nonna te la compra subito Francesco! Subitosubitosubito!!"
"Beh, signora, se Francesco la vuole provare, vuole farci un giro..."
"No! No, grazie... poi la compriamo! Eh, nonna te la compra subitosubitosubito" guardando Francesco che ricambia con lo sguardo un po' intontito - probabilemtne gli acuti della nonna gli hanno trapanato i timpani.
Al che convinco Simone ad andarcene.
La ragazza mi chiede: "Andate già via?"
Ed io "Già, non abbiamo pagato il parcheggio..." (cosa peraltro vera)
Il giorno successivo ho incontrato un mio amico avvocato.
Gli ho consigliato di portare i figli a giocare in quei giardini.
sembrano essere un ottimo posto per procacciarsi clienti.
lunedì 24 settembre 2012
La fabbrica delle nuvole
Lavoro con Sergei da ormai diversi anni. É un Russo di Kemerovo (Siberia) che he la mia stessa età; Ha due figli, un maschio e una femmina ed il suo lavoro gli consente un tenore di vita al di sopra della media dei suoi concittadini. Ama le auto ed é un appassionato di Formula 1.
É una persona con cui lavoro bene e con la quale é piacevole chiaccherare nelle pause di lavoro, durante le cene o i trasferimenti
in automobile.
Durante la mia ultima trasferta in Siberia mi ha raccontato un simpatico aneddoto. Tempo prima durante un viaggio in auto é passato con la famiglia vicino ad una cokeria proprio mentre si stava svolgendo la fase di spegnimento del coke (quenching) cioé quando il coke appena estratto dai forni ad altissima temperatura viene bruscamente raffreddato sotto un getto d'acqua.
Questo provoca il sollevarsi di dense colonne di vapore che hanno tutte le sembianze delle nuvole.
Insomma, passando li vicino Sergei si rivolgersi al figlio dicendo: "Laggiù é la fabbrica dove papà va a lavorare ogni tanto" e il figlio chiede "Che cosa si fabbrica lì dentro?" "Non lo vedi? Quella é la fabbrica delle nuvole!".
Qualche giorno fa sono passato in macchina in Corso Europa dove c'é il cantiere per l'adeguamento del guard rail (così dicono qua: http://www.comune.genova.it/articoli/corso-europa-lavori-stradali-migliorare-la-sicurezza ) con mio figlio Simone. Lui vedendo le ruspe mi chiede: "che cos'é quella? " e io rispondo: "É la fabbrica del traffico"