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martedì 4 giugno 2013

La benficenza degli altri



Un paio di Lunedì fa ed esattamente il 27/05/2013 si è svolto a Genova allo stadio Luigi Ferraris il "Derby SLAncio di Vita", partita/esibizione amichevole dallo scopo benefico per la raccolta di fondi per la ricerca sull SLA, la terribile Sclerosi Laterale Amiotrofica che, negli ultimi decenni ha colpito anche diversi ex-calciatori.
L'evento, organizzato dalla Fondazione Vialli Mauro per la ricerca e lo sport (http://www.fondazionevialliemauro.com) ha richiamato ad indossare calzoncini e scarpette i giocatori che si resero protagonisti di quel piccolo miracolo calcistico Genovese di inizio anni Novanta che portò la Sampdoria ed il Genoa ad ottenere risultati talmente eclatanti da ritenersi ad oggi irripetibili.

La voglia di rivivere se non altro il ricordo di quel periodo calcisticamente incredibile era tanta e così, dopo aver convinto gli amici, ho acquistato i biglietti.

E qui il "coup de theatre": tre biglietti di Tribuna VIP per la modica cifra di 26 euri/cad  grazie allo sconto del 20% sul prezzo per gli abbonati della stagione in corso con evidente errore di calcolo (prezzo intero 35,00 euro...). Tanto è per beneficenza, ci siamo detti.

La sera dell'evento ci organizziamo con il solito pre-partita prevedendo di bere una birra e mangiare un pezzo di pizza. Più o meno come al solito, quando ci sono le partite di sera.
Poi, con un certo anticipo sull'inizio dell'evento, ci dirigiamo presso i varchi d'entrata, non senza imbarazzo per il semplice motivo che nessuno di noi sapeva realmente dove fossero i "tornelli" di Tribuna VIP.
Una volta entrati, veniamo accolti da una gentile hostess che ci accompagna al posto assegnato (in realtà c'era molta libertà di scelta...). Inzialmente ci accomodiamo sulle comodissime (in confronto con quelle della gradinata) poltroncine per sentirci subito un po' straniti per il diverso punto di vista del campo di gioco.

Dopo qualche minuto di ambientamento decidiamo di fare "due passi" e scendiamo le scalette verso l'area Hospitality dove era allestito un ricchissimo buffet.
Trofie al pesto, torte salate, formaggi, vino bianco/rosso/rosé e chi più ne ha più ne metta.
Tutto a disposizione dei presenti ed aventi diritto di accesso alla tribuna VIP.
Ovviamente il pensiero è volato immediatamente al pezzo di pizza ingurgitato alla veloce prima di entrare... 

Un catering di tutto rispetto, con tanto di sponsor vari tra cui il main sponsor dell'evento, un'azienda di sigarette elettroniche.

Ora, noi muovendoci con il fare del perfetto pesce fuor d'acqua, ci siamo districati abbastanza bene sfruttando il banchetto alla meglio e non disdegnando i vari assaggi e le prelibatezze, facendo lo slalom tra VIP (veri e presunti), ma, tra uno stuzzichino ed un bicchiere di vino ci siamo anche fatti un paio di domande.

La prima, ma chi ha pagato tutto ciò?
Meglio: chi ha pagato poi non mi interessa realmente, mi interesserebbe di più capire se sono stato io con i miei 26 euro (di cui 2 di prevendita) a contribuire alle spese. In tal caso della mia quota la parte finita in beneficenza risulterebbe azzerata. Solo per comprare la forma di Parmigiano Reggiano ci saranno voluti un bel po' di euro.

La seconda: ma è previsto che i VIP possano frequentare un evento di quel tipo senza il corredo di buffet e camerieri in divisa?
Spiego meglio la domanda: facciamo l'ipotesi che uno dei vari soggetti coinvolti abbia semplicemente messo mano al portafoglio offrendo a tutti i partecipanti il catering (ipotesi in un certo senso plausibile vista la "capacità" di spesa di alcuni presenti), non avrebbe avuto più senso devolvere l'equivalente alla nobile causa?
Posta in questo modo la domanda ha una sola risposta logicamente accettabile che è: si! (ovvio)
Ma aggiungiamo anche l'ipotesi che anche questo sia stato effettivamente fatto e cioè che il personaggio in questione abbia effettivamente versato una cospicua quota all'ente benefico ed abbia allo stesso tempo deciso di offrire il catering, allora viene automatico pensare che senza il catering, il buffet, le torte salate, la forma di Parmigiano e i camerieri in divisa, certi personaggi allo stadio non ci andrebbero, nemmeno per beneficenza.

Sono sempre il solito "mugugnone"?

Vabbè... poi la partita è finita, la Samp ha vinto come è giusto che sia, lo sponsor di sigarette elettroniche ha consegnato l'assegno di cartone della cifra esatta di 55.000 euro  (combinazione?) dell'obiettivo dichiarato dal volantino di presentazione dell'evento e tutti contenti.

Anche se, per pura soddisfazione personale, mi piacerebbe vedere il dettaglio dei conti.

martedì 26 marzo 2013

Snowballs



Ultimo post della serie Britannica.

Parlando di neve.

Ho fatto un altro viaggio: sono stato in Siberia! Andare in Siberia in Febbraio è una esperienza che fa decisamente comprendere quanto può essere relativo il concetto di "freddo".
Da Ottobre a Aprile c'è la neve. Non ho detto che nevica (cosa che accade spesso peraltro) ma C'E' la neve.
Nevica una volta e tutto si ricopre di uno spesso manto nevoso e le temperature sono talmente basse che la neve non si scioglie più per parecchi mesi.
Certo nevicherà altre volte ma, parafrasando, "nevica sul nevicato". 
Si sta a -20°C o anche a -30°C, e solo se la temperatura scende sotto i -40°C allora si chiudono le scuole e i lavoratori dipendenti sono autorizzati a non recarsi al lavoro.

Ma tutto funziona regolarmente: gli aerei decollano e i treni viaggiano. Le auto hanno ruote invernali (molto invernali) e possono andare anche sul fondo ghiacciato.

Anche in Italia l'ultimo è stato un inverno ricco di neve. 
A Genova la neve è caduta diverse volte nella stagione e ogni volta ha, come al solito, paralizzato la città. 
La circolazione si paralizza, chi deve andare a lavorare rimane impantanato nel traffico e i mezzi pubblici sono totalmente inefficienti.
Le scuole non si sa se chiudono oppure no, e quando si decide spesso è troppo tardi è gli stessi docenti sono disorientati: dovranno recarsi a scuola lo stesso oppure no?
Nel privato poi ovviamente non esiste regola: chi può va e gli altri prendono ferie. Chiusa lì.
Comunque vada quando nevica già si sa: sarà un giorno di ordinaria follia!

In UK no, non funziona così. Chi pensa che tutto funzioni al meglio si sbaglia di grosso. Chi crede che al solito il nostro Bel Paese esca sconfitto nel confronto con l'Esterno resterà deluso. 
In UK non FUNZIONA NIENTE per scelta.

Mi spiego: se per dopodomani è prevista una nevicata pazzesca, non ci si fa problemi: si chide tutto preventivamente con preavviso di 48 ore. Punto.
I lavoratori dipendenti possono starsene a casa, i treni sono soppressi a priori, le scuole sono chiuse ed interi tratti di autostrade sono interdetti al traffico. Solo gli aeroporti rappresentano un punto ambiguo perchè devono rimanere aperti eventualemente per i voli in arrivo, ma di fatto non si decolla.

No, non è una resa. E' una presa di coscienza. 

Consapevoli del fatto di non essere in grado di affrontare le difficoltà generate dall'eccesso di neve, ci si ritira e si attende il passaggio della tempesta.

Una volta passata la tempesta tutto torna regolare, con la solita Britannica puntualità.

Ma intanto si aspetta...

martedì 5 marzo 2013

La palla è rotonda





Entrando in Galles provenendo dall'Inghilterra bisogna percorrere un alto e lungo ponte che permette di evitare un lungo percorso attorno ad un golfo che di fatto segna il confine naturale tra l'Inghilterra e il Galles.
Fare il ponte non è certo obbligatorio, si può anche percorrere la vecchia strada ma è molto più lunga e lenta.
Ovviamente questo vantaggio si paga a mezzo di un pedaggi odi 6,20 Pound (poi un giorno qualcuno mi spiegherà perché noi chiamiamo Sterline con la "S" una moneta che i locali chiamano Pound con la "P" e che si indica con la "£" come noi indicavamo la Lira con la "L").

I Gallesi  però fanno notare che il pedaggio si paga solo per entrare in Galles, andarsene dal Galles è invece gratis. Ovviamente loro, che come tutti gli altri partecipanti al Regno Unito vedono gli accentratori Inglesi non di buon occhio, leggono in questo l'intenzione di rendere difficile l'ingresso in Galles da parte delle autorità che ne favorirebbero invece l'uscita.
La chiave di lettura potrebbe anche essere condivisa ma non può essere presa per certa.

Quello che invece è certo è che sull'autostrada, il cartello che indica l'ingresso in Galles recita: "Benvenuti in Galles, la patria del Rugby"
Nelle mie prime trasferte da quelle parti non sentivo parlare che di Rugby. Tutti i miei interlocutori avevano giocato a rugby (almeno da giovani) ed alcuni continuavano a farlo.
L'idolo per tutti era Shane Williams (cercare su Wikipedia per maggiori dettagli) e il suo incredibile record di mete segnate.
La nazione del rugby si manifestava nella sua intimità. I suoi cittadini ne erano l'espressione più esplicita e concreta. 
La squadra locale era seguita anche nelle trasferte internazionali e i tabloid sportivi che mi capitava di intravedere tra le mani dei miei "colleghi" erano sempre e solo aperti alla pagina del rugby.
Certo anche il futball era seguito. Ognuno secondariamente aveva la sua squadra del cuore di calcio. Chi il Liverpool, chi l'Everton, chi il Manchester City ma la maggior parte il Man United.

Poi un paio di anni fa Nigel, ex giocatore e tifoso del Neath, chiaccherando di sport e scambiandoci le  impressioni sulle rispettive squadre (la mia di calcio la sua di rugby) mi disse che nella zona c'era una squadra (di calcio) nella Championship, l'equivalente della nostra serie B, che stava andando abbastanza bene e che attirava un po' di gente allo stadio. Lo Swansea non si comportava male e Nigel, con un po' di rassegnazione, mi confessò che i giovano preferivano andare a vedere lo Swansea piuttosto che il Neath (che tra l'altro non stava nemmeno navigando in ottime acque nel campionato locale).

Il seme del male stava germogliando.

Ebbene a distanza di qualche anno il giovane germoglio è diventato un forte albero: lo Swansea è in Premiership e non se la cava male per nulla.
L'altra sera lo Swansea avrebbe giocato il replay game della FA Cup contro il blasonato Arsenal dopo un a quanto pare pirotecnico 2-2 casalingo la squadra Gallese si sarebbe giocata tutto nella trasferta all'Emirates Stadium contro i Gunners di Arsene Wenger.
Con buona pace del rugby e di Shane Williams nel labortorio non si parlava d'altro.
Tutti in attesa di vedere il match su ESPN (altro boicotagggio individuato nel fatto che l'iglesissima SKY avrebbe trasmesso le partite di Man Unt e Chelsea) e chi aveva il turno  di notte si disperava sapendo di non poter vedere la partita.
Trovare un posto al Liberty Stadium (lo stadio di casa) per una partita di Premiership era impossibile e pagare 400£ per il season ticket di popolari sembra pure economico per la premiership inglese dove gli abbonamenti sono a prezzi altissimi.
La palla non è più ovale in Galles. La palla è diventata rotonda anche lì

E buonanotte al rugby!

P.S.: per la cronaca lo Swansea ha perso 1-0 e fine dell'avventura in FACup ma tutti contenti lo stesso per la bella prova.

giovedì 14 febbraio 2013

Morti e buoi dei paesi tuoi




Durante la mia recente trasferta in Galles ho avuto modo (e tempo) per fare due riflessioni che mi sembra il caso di condividere. Non lo sembrasse al lettore nulla gli impedisce di evitare di leggere. :-)
Una delle prime lezioni che ho imparato dal libro "Come un romanzo" è che il lettore ha un diritto fondamentale ed inalienabile: quello di non leggere!
Ed è proprio per quello stesso motivo che, nonappena ne ho appreso il significato,ho abbandonato il libro di Pennac rifiutanfdo di leggerlo: era semplicemente noiso ed io, da lettore coscente di me, avevo acquisito la consapevolezza di avere il diritto di non leggerlo.

Bene, premessa terminata.
La prima riflessione la racconterò qua, l'altra in un successivo post. Anche perchè trattano argomenti molto diversi, antitetici e non sarebbe proprio il caso di mischiarli perchè, pur facendo profondamente parte della vita di ognuno di noi, la nostra etica non ci permette di accomunarli se non in momenti estremamente tragici che seppur violentemente evidenti, non riusciamo del tutto a comprendere ed accettare.

Il primo argomento riguarda infatti la morte, il secondo il calcio.

Nell'hotel che abitualmente frequento quando sono qui in Galles ci sono diverse sale dedicate a vari scopi (congressi, eventi, conventions etc...) non molto grandi a dire  il vero ma abbastanza capienti da contennere diverse decine di persone.
Ogni tanto rientrendo dal lavoro mi è capitato di trovare l'affissione che indicava che al primo piano si stava svolgendo la mensile riunione dei WeightWatchers (l'equivalente degli alconisti anonimi, ma l'argomento di base è il cibo) oppure le prove del coro amatoriale, oppure ancora la riunione dei Lions oppure che il Club degli Scacchi era in sessione plenaria annuale.
Bene, stasera rientrando ho trovato lo stessso cartello che indicava agli interessati che nella hall al primo piano era in corso il funerale di John Davies, nome di fantasia ma plausibile poichè un terzo dei Gallesi fa Davies di cognome - con la "e" da non confondersi con il volgare "Davis" più diffuso nella confinante terra dei tre leoni.
Bene, un funerale come proprio non siamo abituati a concepirlo. Un funerale organizzato in un Hotel come si organizzerebbe la riunione dei Weight Watchers o del Coro o dei Lions o del Club degli scacchi.
Forse ha qualccosa a che vedere con il concetto celtico di morte, concetto che per'altro ingoro integralemte.
La macraba curiosità mi ha costretto a buttare un occhiata alla sala gremita di gente in abito scuro che ossequisamente e con estrema compostezza stava riemprendo i propri piattini con le cibarie varie provenienti da un abbondante buffet.
In quel preciso momnto dopo qualche secondo mi sono immaginato la stessa idenntica scena con un paio cambiamenti: sarebbe bastato far indossare vestiti un po' più colorati ai partecipanti e far alzare un po' il volume della musica che il tutto sarebbe tranquillamente potuto apparire come un matrimonio.
Ben lungi da me evidenziare eventuali analogie tra le due diverse celebrazioni. Poichè in tal caso il detto famoso "Il matrimonio è la tomba dell'amore" acquisterebbe un senso un po'  più sinistro.
Pur essendo la visione anomala per i nostri canoni, in un certo senso sono stato in grado di accettarla immediatamente.
Complice forse anche la filmografia americana che ci ha abituato a vedere i ricevimenti funebri in cui gli ospiti sono accolti a casa del defunto con cibo abbondante e bevande varie.
Del resto chi non si è mai immaginto il proprio funerale, chi non ha mai pensato, potendo, di imporre che l'evento tragico e luttuoso della propria morte potesse in qualche modo, trasformarsi in qualcosa di ludico e divertente. Celebrativo, certo, ma non per forza triste.
"Se io muoio vorrei che i miei amici organizzassero una festa per 40 giorni e 40 notti" (bibblica citazione voluta) ho talvolta pensato. Ma avrei dovuto morire giovane, diversi anni fa, quando i miei amici avrebbero avuto il tempo di organizzare una cosa del genere,
E avrebbero anche avuto il tempo di viverla ed il fisico per reggerla.
Ora non sarebbe più possibile, chi il lavoro, chi i figli, chi la moglie, chi la partita (trait d'union necessario).

Nel tornare in camera dopo aver sbirciato (sempre con estremo rispetto) nella sala dei ricevimenti ho pensato che anche i commenti dei partecipanti sarebbero dovuti essere a tono con la situazione (da leggere con accento gallese, se siete capaci ad immaginarvelo):
"Sono stato al funerale di John"
"Ah, e com'è andata?"
"Bha, il cibo non era un gran chè e il gruppo musicale se n'è andato via prima della fine"
"Mmmm... meglio il funerale di Terry, vero?"
"Verissimo! Ma a dirla tutta per ora nessuno ha ancora eguagliato il funerale di Mark: le tartine al salmone erano supreme e la birra non è finita come al solito a metà pomeriggio..."
"E già... dal funerale di Mark bisogna prendere esempio! Io, al mio funerale vorrei le stesse tartine al salmone (ma compratele adesso che al tuo funerale non le puoi mangiare! n.d.a.) ma farei mettere anche almeno due fusti di birra scura."
"Bravo ottima idea...! Spero di esserci!"
"Non ti posso garantire che ci sarai, magari invece sarò io al tuo e allora vedremo se sarai al livello Mark!"

Chi vivrà  vedrà e assaggierà!